Machig Labdron e le fondamenta del Chöd
Introduzione
Guarda nello specchio della tua mente,
Mahamudra,
la misteriosa casa delle Dakini
(Mahasiddha Tilopa)
Tutti i Dharma si originarono in India
e più tardi si sparsero in Tibet.
Solo l’insegnamento di Machig, nato in Tibet,
fu introdotto più tardi in India e lì praticato.
1- La seconda propagazione del Buddhismo in Tibet
Dopo il dibattito conciliare a Samyè del 792-794, suggellato dalla vittoria del Buddhismo Indiano in Tibet, l’apostasia di Langdarma – ultimo re della dinastia Tibetana – lasciò il Buddhismo istituzionale nel caos, coi monasteri distrutti o abbandonati e i monaci dispersi o sposati a forza. A seguito della morte di Langdarma verso la fine del nono secolo, il regno si frazionò in una moltitudine di principati che si sfinirono a vicenda in confronti militari senza fine, mentre i sacerdoti Bönpo riguadagnavano il potere che era sembrato sfuggir loro di mano.[1]
Circa un secolo dopo erano finalmente terminati ed il Tibet si volse naturalmente verso l’India come la sorgente a cui attingere cultura ed elementi religiosi per il proprio rinnovamento. I signori della guerra, che avevano fallito nel loro intento di imporre con mezzi militari una qualsiasi vittoria stabile, tentarono di fondare il loro potere temporale associandosi con il riemergente potere delle autorità religiose, che per loro conto già supportavano attivamente l’arte, la medicina e la traduzione dei testi.
Questo rinascimento culturale e religioso, a cui ci si riferisce sovente come “la seconda propagazione del Buddhismo in Tibet, costituisce uno dei periodi più fertili nella storia di quel paese. Cosa abbastanza strana, il rinascimento fece le sue prime apparizioni nei lontani reami di Gugè e Purang, nella parte occidentale del paese. I regnanti di questi lontani reami, tutti ferventi Buddhisti, invitarono a corte maestri Indiani provenienti dalle grandi università monastiche dell’India. Il più famoso tra questi, Atisha, arrivò in Tibet nel 1042, e dopo avere viaggiato e insegnato intensamente in Tibet si spense proprio lì nel 1054, giusto un anno prima della nascita di Machig [2].
Come sviluppo parallelo, anche numerosi tibetani attraversarono l’Himalaya in cerca di insegnamenti rari e testi presso le stesse Università indiane e ai piedi dei Mahasiddha[3]. In questo modo apparve una nuova generazione di grandi traduttori tibetani, ivi inclusi Rinchen Zangpo (958-1055) che era stato inviato in Kashmir dai re di Gugè, Drogmi (992-1072) grande traduttore e maestro della tradizione “sentiero e frutto” (lam ‘bras) e infine Marpa il Traduttore (1012-1096) che pose le basi della scuola Kagyu.
Questi esseri eccezionali non esitarono a intraprendere lunghi viaggi verso i bassopiani indiani, affrontarono pericoli, malattie e difficoltà per potere riportare in Tibet testi tantrici e insegnamenti precedentemente sconosciuti che tradussero dal Sanscrito e trasmisero con parsimonia a discepoli selezionati. Questo corpus di traduzioni conosciuto come “le nuove traduzioni” (gsar ma) concorse a realizzare l’emersione di nuove scuole a fianco di quelle basate sulle “traduzioni antiche” (rnying ma) dell’era dei re Buddhisti [come Songten, NdT]. Al tempo in cui nacque Machig nel 1055 Milarepa aveva 15 anni. Le biografie sacre che coprono questo periodo, per esempio quelle di marpa, Milarepa e Machig, creano l’impressione che il buddhismo si fosse già riaffermato con forza in Tibet, sebbene i sacerdoti Bönpo bianchi e neri, stregoni, esorcisti ed altri sciamani rimanessero comunque potenti nella vita ordinaria dei tibetani[4]. Nell’assenza di ogni potere centrale religioso o politico, attorno a questi maestri tibetani si vennero formando della comunità in modo informale, spesso col supporto di famiglie benestanti. Alcune di queste comunità divennero col tempo della istituzioni monastiche come ad esempio Ratreng, fondato nel 1056, ed il collegio di Sakya, fondato nel 1073. Altre comunità mantennero il loro carattere informale, producendo infine la tradizione tibetana dei “santi folli”, discendenti diretti dei Mahasiddha indiani. Questi yogi vagabondi, che rimanevano al di fuori di ogni schema istituzionale, rappresentano ancora oggi l’ideale buddhista tibetano della rinuncia e della realizzazione. Tale era lo stile di vita di Milarepa e dei suoi discepoli, e così pure delle piccole comunità che si riunirono attorno a Machig Labdrön a Zangri, la Montagna di Rame.
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Machig Labdron e le fondamenta del Chöd
[1] Bönpo = praticante del Bön, ovvero di quella che è generalmente considerata la religione originaria del Tibet. Prima dell’introduzione del Buddhismo nel settimo secolo essa esercitò una potentissima influenza sui regnanti Tibetani, che terminò ben dentro l’undicesimo secolo. Sebbene esista anche una tradizione Bön del Chöd essa non verrà trattata nel presente studio
[2] Atisha era un maestro dell’università monastica di Nalanda. Passò dodici anni in Tibet, dove i suoi insegnamenti dettero origine alla scuola Kadampa. Il suo sistema del sentiero graduale (lam rim) pervade la maggior parte delle scuole tibetane sino ai giorni nostri. Cfr. Sherburne, Richard “A lamp for the path and commentary by Atisha. London : Allen & Unwin, 1983
[3] Il sanscrito Mahasidda (tib. Grub thob) è un adepto del Tantrismo dotato di poteri soprannaturali (siddhi), solito vivere nel mondo senza alcuna connessione con le istituzioni. I Tibetanti si riferiscono solitamente ai famosi 84 Mahasiddha indiani come la fonte principale del Vajrayana trasmesso in Tibet
[4] Cfr. Trungpa, Chogyam “Dharmas without blame” in Garuda, vol III, pp. 2-8, Berkeley/ London : Shambala , 1986 – Lhalungpa, Lobsang “The life of Milarepa”. Boston / London : Shambala, 1985