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Gioielli del Dharma – Gheshe Tamdin

13 Maggio 2016 Scritto da Lama Jampa Gyatso

Un rosario di gioielli

Un commentario al testo dell’addestramento mentale di Atisha

 

INTRODUZIONE GENERALE

 

Per tutta la durata della sua vita Atisha si dedicò a 154 maestri ma ebbe sempre una considerazione molto speciale nei confronti di Lama Serlingpa e di Dharmarakshita, dato che è da questi maestri che egli ricevette gli insegnamenti sulla bodhicitta. In particolare portò sempre nel cuore una profonda riconoscenza verso Lama Serlingpa, dato che grazie proprio a questi e ai suoi insegnamenti egli potette realizzare la bodhicitta. Di solito se Atisha udiva il nome di qualcuno dei suoi maestri, univa le mani portandole al cuore nel mudra della preghiera, se però gli veniva fatto il nome di Serlingpa immediatamente metteva le mani in preghiera al chakra della corona e si prostrava in ricordo del maestro. Senza la preziosa mente della bodhicitta pratiche tanto elevate come quelle [tantriche] dello stadio di generazione o di completamento non potrebbero condurci all’Illuminazione di per sé sole.

 

Il Rosario dei gioielli del Bodhisattva fu il primo testo di addestramento mentale composto da Atisha quando già viveva in Tibet. La rilevanza di Atisha come grande erudito si fonda però su di un altro testo, ovvero Una luce per il cammino verso l’Illuminazione, la quale a sua volta si ritiene la base per lo sviluppo dei testi del Lam-rim. Per la prima volta nella storia del buddhismo qualcuno aveva sintetizzato in un solo testo tutti gli insegnamenti di Sakiamuni Buddha.

Dromtompa, il discepolo principale di Atisha, lasciò detto:

 

Il nobile Buddha impartì più di 84,000 insegnamenti. Sono tutti contenuti in ciò che viene chiamato Tripitaka (i tre canestri) il quale a sua volta può essere riassunto nei Tre Livelli della Motivazione. Questi tre livelli sono – presi singolarmente- tanto importanti quanto un meraviglioso rosario con i grani d’oro e chiunque pratichi insegnamenti tanto squisiti otterrà senza dubbio lo stato di Liberazione o l’Illuminazione. L’obiettivo del mio maestro Atisha, quando compose il Lam-rim, non fu altro che quello di rendere accessibile a tutti la pratica di questi 84.000 insegnamenti del Buddha.

 

Se un piccolo grano d’oro è di per sé importante, quanto potrà esserlo un intero rosario? Allo stesso modo, se la pratica di uno qualunque dei punti contenuti nel Lam-rim ci apporta uno straordinario beneficio, immaginiamo cosa possa accadere con un rosario praticato per intero.

 

Quando ascoltiamo o leggiamo degli insegnamenti di Dharma è molto importante generare, ancora prima di ascoltare, una buona motivazione, e una volta conclusa questa attività dedicare i meriti derivati dalla stessa per poter accedere alla Buddità e da questo stato potere aiutare tutti gli esseri.

Premesso che un’azione positiva o negativa dipende sempre dalla nostra motivazione, il fatto di investigare e osservare la motivazione stessa deve trasformarsi in un nostro lavoro costante.

Per esempio, si potrà osservare come il merito che accumulano tre persone che stiano recitando la preghiera delle lodi alle 21 Tare dipende strettamente dalla motivazione [individuale] che sta dietro la recitazione stessa. Se una delle tre persone recita con l’idea di beneficiare gli altri, la sua preghiera, possedendo una natura Mahayana, si converte in una causa per condurre questa stessa persona all’Illuminazione. Può per converso accadere che la seconda persona stia recitando solo con l’obiettivo di ottenere la propria liberazione, e così poter vedere la liberazione dalla propria sofferenza; in questo caso la natura della propria pratica sarà Hinayana. Se la persona recita la preghiera solo con l’idea di diventare ricco, è possibile che veda realizzato il proprio desiderio, ma in questo caso non starà realmente facendo una pratica di Dharma, dato che il proprio obiettivo si incentra unicamente ed esclusivamente in un beneficio che appartiene a questa vita.

Una pratica di Dharma è tanto più efficace quanto più è pura la motivazione con cui essa viene presente, essa sta praticando con la motivazione corretta. Le attività che svolgiamo quotidianamente come lavorare, mangiare, dormire, sono chiamate attività “mondane”. Senza dubbio ognuna di esse smette di possedere tale natura se noi applichiamo ad essa la motivazione corretta. Lama Tsong Khapa disse:

 

Se nel momento di realizzare un’azione la nostra motivazione è buona, allora la base, il sentiero e il risultato saranno anch’essi positivi e da essi discenderà solo felicità; se invece, al contrario, la motivazione che ci muove ha in sé una malizia, tutto ciò che provenga da essa sarà negativo.

 

La pratica Mahayana ha come obiettivo fondamentale quello di addestrare la nostra mente a dare più valore agli altri che a noi stessi. Quando questa motivazione ci ha riempito completamente e ci comportiamo di conseguenza, allora abbiamo ottenuto la mente della bodhicitta, ovvero il desiderio puro di ottenere l’Illuminazione con l’obiettivo di beneficiare perfettamente tutti gli esseri.

Come regola generale, di solito un pensiero che ci è familiare è che dare valore a se stessi è più utile che dare valore agli altri; per questa ragione non ci risulterà facile cambiare i nostri pensieri egoisti dalla mattina alla sera. Però, per quanto tempo ci voglia, non dobbiamo cessare il nostro impegno e, al contrario, risulta vitale aver fede nelle nostre possibilità.

 

Il rosario dei gioielli del Bodhisattva è un testo di addestramento mentale diretto a un miglioramento integrale delle condizioni di ogni individuo attraverso la trasformazione del suo egoismo in un’attitudine altruista; il contenuto è articolato in due punti: quello della visione e quello del metodo. La visione è relazionata con quella parte della filosofia buddista che tratta della natura ultima dei fenomeni. Il metodo invece è basato sugli insegnamenti che ci conducono all’esperienza della visione. Atisha fu il fondatore di quella che viene conosciuta come la Antica Tradizione Kadampa e con il fine di facilitare lo studio dei propri successori compose i c.d. Sei Trattati Kadampa:

 

Compendio dell’addestramento di Shantideva

Guida alla “Forma di vita del Bodhisattva” di Shantideva

L’ornamento del Sutra di Maitreya

Le cinque sezioni dei sentieri di Asangha

I racconti dello Jataka di Ariyasura

Versi speciali di Sakiamuni Buddha raggruppati per tema

 

Gli antichi Kadampa studiavano anche i cinque grandi testi di Maitreya e i sei grandi testi di Nagarjuna. I primi sono:

 

L’ornamento dei Sutra Mahayana

L’ornamento delle realizzazioni

La scienza superiore del Mahayana

La differenziazione del cammino medio

Le visioni estreme e la differenza entro i fenomeni e la loro natura ultima

 

quelli del secondo gruppo sono:

 

I versi radice del cammino di mezzo

I 60 versi sul ragionamento

I 70 versi sulla vacuità

Aforismi diversi

Rigetto di ogni controversia

Fissare il convenzionale

Per meditare in maniera efficace è imprescindibile fissare la mente su di un oggetto virtuoso e perché questo sia tale è fondamentale ascoltare insegnamenti e poi meditare su di essi.

Se abbiamo appreso a memoria i punti più significativi di un testo ci risulterà più facile scoprire quali sono gli oggetti su cui ci piace di più fissare la nostra meditazione.

Chi pretenda di meditare correttamente sul Lam-rim deve memorizzare almeno i preamboli e le differenti sezioni di questo testo. Se non facciamo così dipenderemo sempre dal testo, che non sempre è di fronte a noi. Con il libro aperto sembrerà che sappiamo molto e però, una volta chiuso, il nostro “preteso” sapere sfumerà rapidamente in nulla. In questi casi tibetani sono soliti dire: “La tua conoscenza sta su uno scaffale”.

 

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Gioielli del Dharma

 

Dharma
atisha, dharma, Gheshe Tamdin, spiritualità
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